giovedì 4 maggio 2017

il tempio di Apollo

Di notevole interesse archeologico è il tempio di Apollo (da alcuni attribuito ad Artemide) risalente agli inizi del VI sec. a.C. : esso, i cui resti occupano gran parte dell’attuale Largo XXV Luglio, presenta le caratteristiche più arcaiche tra tutti i templi greci (almeno tra quelli che oggi conosciamo), ed è il più antico tra quelli conservati.

VISITA VIRTUALE

 È caratterizzato da colonne molto larghe e ravvicinate dai fusti massicci (caratteri tipicamente dorici): inoltre lo stilobate riporta un’iscrizione risalente all’epoca della fondazione con la dedica ad Apollo.


L’Apollonion riveste un’importanza fondamentale per ricostruire un tempio arcaico: lo stilobate del tempio mostra tre gradini e presenta sul lato orientale un’iscrizione che riporta il nome di un certo architetto Kleo()es; dallo stilobate si alza il colonnato periptero, con diciassette colonne sui lati lunghi e sei colonne sulla fronte, mentre una doppia fila di colonne più piccole (il cui compito era in origine quello di sorreggere il tetto) divide in tre navate la cella: quest’ultima presentava pianta assai allungata con pronao in antis preceduto da avamportico e vestibolo. 
Alcuni caratteri di questo tempio si rifanno chiaramente alla tradizione corinzia: la presenza delle colonne monolitiche nel lato d’ingresso, l’inserimento della cella nel peristilio, la rinuncia alla disposizione diptera, la proporzione delle colonne e le strutture dei capitelli: questi ultimi sembrano riprendere il tempio di Apollo a Corinto (metà VI sec. a.C.). Gli intervalli diseguali degli intercolumni, l’arretramento della cella nella peristasis, la scala sulla fronte dei gradini e la presenza dell’adyton sono invece caratteri tipicamente siciliani, mentre si richiamano alla madrepatria la disposizione della cella a megaron e il piano del pronao, della cella e dell’adyton, non sopraelevato rispetto alla peristasis. La decorazione esterna del tempio era costituita dal fregio dorico, a sua volta coronato da terracotte policrome dipinte a fuoco che presentavano due elementi: gèison e sima (con goccialotoi tubolari nei lati lunghi). Le lastre di terracotta erano decorate con motivi e colori vivaci (bianco, rosso e nero), molto diffusi a loro volta nella ceramica corinzia. Da ricordare inoltre le sculture che abbellivano l’esterno del tempio di Apollo: sfingi bifronti, cavalieri e acroteri fittili, dalla durezza di modellato tipica dell’arte dorica, le cui radici sono da ricercare nell’arte cretese e in particolare nell’arte scultorea che prese il nome da Dedalo, il mitico creatore del Labirinto.

Michele Gagliani su "www.arkeomania.com"

Nessun commento:

Posta un commento

Siracusa 2017

In occasione del viaggio di istruzione a Siracusa per le rappresentazioni classiche al teatro greco ,  gli studenti della V B e della V Alp...