lunedì 8 maggio 2017

Antigone di Sofocle

Antigone è il personaggio principale della tragedia Antigone di Sofocle, rappresentata per la prima volta ad Atene alle Grandi Dionisie del 442 a.C.

Trama dell’Antigone di Sofocle
All’indomani della reciproca morte di Eteocle e Polinice il nuovo re di Tebe, Creonte, ha ordinato che il primo, difensore della città, sia onorato della sepoltura, e che invece il corpo di Polinice sia abbandonato agli animali da preda.
Antigone, loro sorella, trasgredisce l’ordine del re, pur sapendo che ciò potrebbe comportarle la morte, e onora della sepoltura il fratello.
Arrestata, non mostra pentimento del proprio gesto, anzi si oppone fieramente a Creonte e al suo empio bando, per cui viene condannata a morte.

Inutilmente Emone, figlio di Creonte e promesso sposo della fanciulla, tenta di far recedere il padre da quanto stabilito nel suo editto. Altrettanto vano risulta un analogo intervento del vate Tiresia. Infine, il coro riesce a far breccia nell’animo del re, ma troppo tardi: recatosi nella caverna dove Antigone era stata rinchiusa, Creonte trova che la fanciulla ha anticipato la morte per fame impiccandosi. Emone, folle di rabbia, tenta il parricidio, ma poi si suicida sul cadavere della promessa sposa, Antigone; Euridice, consorte del re, prostrata dal dolore, si uccide anch’essa.
CONTENUTO ETICO ANTIGONE

L’Antigone di Sofocle fu rappresentata nel 442 a.C. Il nucleo attorno al quale si svolge lintera tragedia consiste nella volontà da parte di Antigone di seppellire in patria il cadavere del fratello Polinice, colpevole di aver provocato una guerra.
Il bando di Creonte è uno spartiacque che obbliga i personaggi a mostrare il loro comportamento.
Sofocle in questopera ha inserito notevoli riferimenti religiosi,morali e politici, che si trovano nella figura del protagonista.
Egli visse sotto il comando di Pericle ,periodo in cui nacquero i primi tragediografi: Eschilo,Euripide e lui stesso.
Atene con Pericle raggiunge la sua acme politica, artistica ed economica. Accanto a un problematico persistere di certezze e valori propri della generazione passata, prendono piede visioni del mondo diverse e Pericle stesso concede ampio spazio a queste nuove tendenze.
Sofocle proclama la grandezza delluomo ingegnoso, ma ne sottolinea i limiti e afferma la necessita di seguire le leggi umane e la giustizia divina per vivere in una grande città. Egli dà a Creonte lappellativo di stratega in luogo del più usuale «re» o «tiranno», fa forse un implicito riferimento a Pericle e invita quindi il pubblico, con questo segnale, a rapportate le vicende del dramma alla situazione attuale.
Il bando di Creonte nasce da unintenzione almeno inizialmente accettabile: egli vuole mostrare il diverso trattamento che amici e nemici della patria avranno sotto il suo regno. Egli mostra la sua determinazione a governare lo stato nel rispetto della giustizia, convinto che il signore della città debba eliminare i favoritismi personali e attenersi alle decisioni migliori. Il suo provvedimento non è del tutto privo di giustificazioni: anche il diritto attico del V sec. negava ai traditori la sepoltura nei confini della patria, permettendo però ai congiunti di seppellirne le spoglie in terra straniera;. Ma lerrore più grave di Creonte non è tanto quello di aver travalicato, commettendo così una brise dimenticando leuboulía, la saggezza (vv. 1050, 1098); più grave è il fatto che difenda la sua decisione, rendendo il suo errore irrimediabile, quando gli viene offerta la possibilità di riflettere sui suo comportamento.
Di fronte alle parole di Creonte il Coro mostra una rassegnata ubbidienza. I vecchi di Tebe, che lo formano, hanno mostrato unammirevole fedeltà ai vari re che si sono alternati sul trono di Tebe. Creonte conosce ununica parola: obbedienza assoluta alle leggi della città, e non ammette che queste possano essere in disaccordo con la legge divina: il comportamento di Antigone è, agli occhi del Coro, più colpevole di quello di Creonte.
Antigone,invece, non ha tratto dalla sua genialità l’acuta percezione del bene e del male, bensì da una sofferta maturazione, al termine della quale sente le leggi di Dike come lunica verità che possa guidare il cammino delluomo. La legge della giustizia è eterna: ogni uomo la trova scritta dentro di sé, ed abbraccia ogni parte del cosmo, il mondo dei vivi come quello dei morti. La consistenza del suo vivere è ora soltanto nel mettere in pratica queste leggi, fosse pure a rischio della propria vita.

tratto da articolo di Moreno Morani su zetesis




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