lunedì 8 maggio 2017

L’Antigone di Brecht

Una famosa Antigone del ‘900 è quella presente nell’opera di Brecht del 1954. Durante il Nazismo, Brecht sente il bisogno di prendere le distanze da una lingua retorica e politica per denunciare temi di bruciante attualità, come la guerra e la necessità di seppellire i morti. Il problema è utilizzare una lingua che ormai è sentita come occupata dal nazismo. Come tutti i regimi totalitari il nazismo era stato fortemente invasivo nei confronti del linguaggio: non è un caso che molti intellettuali ebrei non scrivessero più in tedesco. Aveva tradotto dunque l’Antigone con un linguaggio per certi versi aspro, ma che non richiamava all’orecchio la retorica nazista. L’autore non si può accontentare di una semplice rievocazione: subito c’è la dichiarazione di attualizzazione; nel prologo c’è la scritta Berlino 1945. Brecht rielabora il testo, qui i due fratelli non si uccidono a vicenda, ma uno dei due che ha abbandonato la guerra, è un disertore e viene ucciso da Creonte, proiezione storica di Hitler. Vengono presentate diverse posizioni nei confronti della guerra: accanto al soldato, troviamo il partigiano e il disertore. Quest’ultimo di solito non ha molto credito: Brecht cerca di recuperare questa figura come forma della resistenza.

Polinice non viene sepolto in quanto disertore, mentre Creonte decanta la guerra, usa un linguaggio classico, aulico. Riprende Sofocle, ma con una vena di volgare venalità, tanto che Creonte diventa inquisitorio e usa termini tipici della Gestapo.  Da un lato, quindi c’è una continua allusione al nazismo e dall’altro un incessante recupero della dimensione poetica.
La differenza più importante è che i fratelli non si sono uccisi tra di loro e che entrambi, in un primo tempo, avevano partecipato alla guerra.
Dà una sua interpretazioni del nazismo: Hitler era un folle e tutti gli sono andati dietro, quindi  coinvolgimento di tutti e non demonizzazione di uno solo.
Il coro dei vecchi rappresenta coloro che non solo non si sono ribellati ma che, quando avevano il potere, avevano appoggiato Hitler. Per Sofocle invece i vecchi erano simbolo di saggezza. 
Per il resto, Brecht tiene invariate molte delle battute e per alcune si affida alla traduzione di Hölderlin, come per richiamare la sua giovinezza, in cui la Germania era di sani principi.







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