Una
famosa Antigone del ‘900 è quella presente nell’opera di Brecht
del 1954. Durante il Nazismo, Brecht sente il bisogno di prendere le
distanze da una lingua retorica e politica per denunciare temi di
bruciante attualità, come la guerra e la necessità di seppellire i
morti. Il problema è utilizzare una lingua che ormai è sentita come
occupata dal nazismo. Come tutti i regimi totalitari il nazismo era
stato fortemente invasivo nei confronti del linguaggio: non è un
caso che molti intellettuali ebrei non scrivessero più in tedesco.
Aveva tradotto dunque
l’Antigone con un linguaggio per certi versi aspro, ma che non
richiamava all’orecchio la retorica nazista. L’autore non si può
accontentare di una semplice rievocazione: subito c’è la
dichiarazione di attualizzazione; nel prologo c’è la scritta
Berlino 1945. Brecht rielabora il testo, qui i due fratelli non si
uccidono a vicenda, ma uno dei due che ha abbandonato la guerra, è
un disertore e viene ucciso da Creonte, proiezione storica di Hitler.
Vengono presentate diverse posizioni nei confronti della guerra:
accanto al soldato, troviamo il partigiano e il disertore.
Quest’ultimo di solito non ha molto credito: Brecht cerca di
recuperare questa figura come forma della resistenza.
Polinice
non viene sepolto in quanto disertore, mentre Creonte decanta la
guerra, usa un linguaggio classico, aulico. Riprende Sofocle, ma con
una vena di volgare venalità, tanto che Creonte diventa inquisitorio
e usa termini tipici della Gestapo. Da un lato, quindi c’è
una continua allusione al nazismo e dall’altro un incessante
recupero della dimensione poetica.
La
differenza più importante è che i fratelli non si sono uccisi tra
di loro e che entrambi, in un primo tempo, avevano partecipato alla
guerra.
Dà
una sua interpretazioni del nazismo: Hitler era un folle e tutti gli
sono andati dietro, quindi coinvolgimento di tutti e non
demonizzazione di uno solo.
Il
coro dei vecchi rappresenta coloro che non solo non si sono ribellati
ma che, quando avevano il potere, avevano appoggiato Hitler. Per
Sofocle invece i vecchi erano simbolo di saggezza.
Per
il resto, Brecht tiene invariate molte delle battute e per alcune si
affida alla traduzione di Hölderlin, come per richiamare la sua
giovinezza, in cui la Germania era di sani principi.
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