giovedì 4 maggio 2017

alcuni tesori del museo

  • VENERE LANDOLINA


    La Venere Landolina è una scultura marmorea, copia romana di un originale greco della prima metà del I secolo a.C., conservata nel Museo archeologico regionale Paolo Orsi di Siracusa. La Venere Landolina di Siracusa venne rinvenuta nel Giardino Spagna da Saverio Landolina Nava, nel 1804.
    L'opera ritrae Venere al bagno, nella posizione pudica o, più probabilmente, una Venere Anadiomene, cioè nascente. Essa infatti si copre con la destra il seno, ruotando elegantemente la testa, e con la sinistra regge un panno calato sui fianchi (come la Venere di Milo), che si apre teatralmente gonfiato dal vento, rivelando le gambe della dea.
    Evidente è la ricerca di una resa naturalistica e idealizzata del corpo femminile nudo, che all'epoca aveva messo in secondo piano i significati sacrali legati alla figura della dea nelle rappresentazioni anteriori.


    GORGONE

  • Le Gorgoni sono mostri della mitologia greca, erano figlie di Forco e di Ceto.Erano tre sorelle, Steno, Euriale e Medusa. Di aspetto mostruoso, avevano ali d'oro, mani con artigli di bronzo, zanne di cinghiale e serpenti al posto dei capelli e chiunque le guardasse direttamente negli occhi rimaneva pietrificato. La gorgone per antonomasia era Medusa, unica mortale fra le tre e loro regina, che, per volere di Persefone, era la custode degli Inferi. Le Gorgoni rappresentavano la perversione nelle sue tre forme: Euriale rappresentava la perversione sessuale, Steno la perversione morale e Medusa la perversione intellettuale.

  • SARCOFAGO DI ADELFIA

  • Lo splendido sarcofago marmoreo fu rinvenuto nel 1872 da Francesco Saverio Cavallari all’interno della catacomba di S. Giovanni. Databile alla tarda età costantiniana (secondo venticinquennio del IV sec. a.C.), fu reimpiegato nei primi decenni del V secolo per la sepoltura di Adelfia, moglie del “comes Balerius” (Valerius); i nomi dei due coniugi ricorrono nell’iscrizione della tabula ansata sul coperchio, mentre il medaglione a conchiglia al centro della cassa ne conserva il ritratto. Opera di un’officina romana, il sarcofago è decorato con un fregio continuo, che sulla cassa si articola su doppio registro, con scene tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento.


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