venerdì 5 maggio 2017

il teatro greco

La parola teatro deriva dal greco θ ε α ω che significa stare a guardare. Per i Greci andare a teatro non era una semplice occasione di svago, ma rappresentava un momento importante della vita e di unione. L'evento teatrale aveva la valenza di un'attività morale e religiosa. Ogni classe sociale poteva recarsi a teatro: era un momento di importanza sociale, culturale e di educazione. Dal V sec. in poi la partecipazione fu aperta anche alle donne e ai bambini. La rappresentazione teatrale non era un semplice spettacolo, ma un rito collettivo della polis che coinvolgeva prima di qualsiasi altra cosa la religione.

Gli spettacoli erano messi in scena in occasione delle feste annuali in onore di Dioniso, che si dividevano in Grandi Dionisie, che si tenevano tra il 9 e il 14 del mese di Elafebolione (che corrisponde a marzo-aprile) e Piccole Dionisie (in autunno). Durante le Grandi Dionisie di rappresentavano soprattutto tragedie e l’evento teatrale si svolgeva in un clima di festa dal momento che con il preannuncio della primavera i mari diventavano più navigabili, permettendo un maggior afflusso di persone nella città; durante le Piccole Dionisie, invece, si rappresentavano commedie e satire, poiché il pubblico era prevalentemente ateniese ed era possibile fare riferimenti alla società ed alla politica che solo i cittadini erano in grado di comprendere. Inoltre le attività lavorative venivano sospese, permettendo ai cittadini di uscire dalla sfera del quotidiano. Il teatro era molto importante anche per l’istruzione (scopo paideutico->educativo), soprattutto per quanto riguarda gli uomini tra il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.  

Ancora oggi a Siracusa è possibile assistere nel tetro antico alle rappresentazioni classiche. 

Estratto da LE BACCANTI di Euripide e da EDIPO RE di Sofocle

STRUTTURA

Le rappresentazioni teatrali si svolgevano inizialmente in uno spiazzo attorno al quale si riuniva il pubblico, successivamente furono costruite strutture di legno e in muratura, sempre a cielo aperto.
  • CAVEA () (luogo da cui si vede), è lo spazio a gradoni riservato gli spettatori, all’inizio trapezoidale, poi a semicerchio. Solitamente la cavea era costruita sfruttando un declivio naturale del suolo. Gli spettatori trovavano posto su sedili di legno, mentre il sacerdote della città ospitante il teatro sedeva in prima fila su uno scranno in pietra.
  • CORSIE () corridoi che percorrevano orizzontalmente la cavea e che permettevano l’accesso agli spettatori .
  • ORCHESTRA (ὀρχήστρα) spazio circolare o semicircolare alla base della cavea, dove agiva e danzava il coro. Il nome deriva dal termine (orchéomai) che significa danzare
  • PARASKENION () entrata laterale sulla scena
  • PARODO() ingresso laterale verso l’orchestra attraverso cui il coro entrava e usciva di scena rispettivamente all’inizio e alla fine della rappresentazione. Dalla parodo potevano entrare e uscire anche gli attori: di norma se il personaggio entrava da destra significava che, nella finzione scenica, proveniva dalla città, dall’agorà o dal porto; se faceva ingresso da sinistra ,voleva significare che giungeva dalla campagna.
  • PROSCENIO () palcoscenico che poteva raggiungere i tre metri di altezza, su cui recitavano gli attori; le divinità intervenivano stando su una piattaforma rialzata.
  • SCALE () scalette che attraversavano verticalmente la cavea suddividendola a settori a cuneo; tale distribuzione consentiva la rapidità dell’afflusso e del deflusso degli spettatori.
  • SCENA () in origine era una semplice struttura il legno e tendaggi da cui entravano e uscivano gli attori, che fungeva anche da camerino e guardaroba. Successivamente diventò una costruzione più complessa che faceva da sfondo al dramma: sullo sfondo si aprivano delle finestre e delle porte, dalle quali gli attori potevano fare ingresso o uscire,che rappresentavano gli ingressi di abitazioni o palazzi.
Gli attori

Nei primi tempi vi fu un unico attore, che interloquiva ed interpretava quello che il coro eseguiva o mimava mediante il canto e la danza. Furono successivamente Eschilo e Sofocle ad introdurre il secondo ed il terzo attore, numero che rimase inalterato. A seconda dell’importanza dei ruoli che spettavano loro, gli attori si distinguevano in ‘protagonista’, ‘deuteragonista’, ‘tritagonista’. un singolo attore interpretava più ruoli, sia maschili sia femminili, essendo alle donne interdetta la recitazione.

I costumi

Il costume era riccamente rifinito di disegni vistosi, e spesso a colori vivaci, poiché doveva richiamare l’attenzione su tutti gli spettatori, anche quelli più lontani. I personaggi in lutto o in sventura erano abbigliati di nero, e quelli di condizione regali contraddistinti dalla porpora. Gli attori indossavano il chitone, una tunica dalle lunghe maniche, sul quale si poneva o un lungo mantello adagiato sulla spalla destra, o la clamide un mantello corto sulla spalla sinistra. Si indossavano stivali morbidi dalle suole sottili, i coturni, talora decorati e allacciati, che coprivano parte del polpaccio.


Le maschere


Le maschere teatrali fecero la loro comparsa nell’Atene di V secolo a.C. dove, con l’introduzione delle rappresentazioni tragiche, comiche e satiresche, si svilupparono diverse tipologie di maschere. Le maschere fungevano da altoparlante, grazie all'apertura sulla bocca fatta di metallo e per quanto riguarda la parte scenica, permettevano la caratterizzazione dei personaggi. Infatti un attore, dovendo interpretare più ruoli (anche femminili) aveva la necessità di indossare la maschera per poter impersonare al meglio un personaggio e, contemporaneamente, facilitare il riconoscimento dei diversi personaggi da parte degli spettatori. Le maschere che raffiguravano volti femminili erano di tonalità più chiare. L’espressione delle maschere differiva anche in base alla tipologia di spettacolo: le maschere indossate dagli attori tragici avevano lineamenti semplici e realistici, mentre quelle indossate dagli attori comici avevano elementi più espressivi e caratteristici come le sopracciglia arcuate, menti prominenti, barbe lunghe, nasi prominenti …ecc.
Esse coprivano tutta la testa, costituite non soltanto dal volto ma anche da una parrucca. Il volto era ottenuto con tela di lino stuccata, legno o sughero dipinto; la parrucca, invece, veniva realizzata in pelo o lino. Gli scrittori antichi attribuiscono al poeta Tespi l’introduzione delle maschere negli spettacoli teatrali: durante le prime rappresentazioni tragiche, egli avrebbe fatto tingere il volto degli attori e, successivamente, fornito ad essi una maschera di tela inizialmente non dipinta. Le maschere tragiche e le maschere comiche vengono divise in categorie. Tra le tragiche si contano sei gérontes (vecchi), otto neanískoi (giovani), tre therápontes (schiavi), undici gynáikes (donne) vecchie e giovani. 


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