Il
personaggio di Antigone può essere paragonato a quello di Ulisse:
esso attraversa la storia nelle più diverse letterature che
riprendono la sua storia.
Antigone,
ancora oggi, è presente tutte le volte in cui il conflitto fra
dovere e ribellione, legge morale, valori assoluti e responsabilità
politica
divampa con bruciante violenza e attualità.
Le
storia di Antigone è una tragedia (ossia non solo una storia in cui
permane immenso dolore, ma la narrazione di un conflitto nel quale
non si può agire senza essere, in un modo o nell’altro,
colpevoli).
Questo
conflitto è rappresentato dallo scontro tra valori “caldi”
(l’affetto, l’amore, la passione, l’amicizia), quelli di
Antigone, per i quali ci si commuove, e i valori “freddi” (della
legge, della democrazia, della politica) quelli di Creonte.
Spesso
ci si dimentica che proprio i valori così definiti “freddi” ci
permettono di coltivare quelli “caldi”, poiché senza le gelide
norme di leggi, il mondo sarebbe preda della violenza del più forte,
dell'ingiustizia senza freni, della disuguaglianza più grande.
Creonte
nella tragedia infatti non è rappresentato come un dittatore
assetato di potere, stratega e non tiranno. Nelle numerose
rielaborazioni dell’età(….) sarebbe disposto addirittura a far
fuggire di nascosto Antigone.
Egli
non si preoccupa dei valori morali, ma della responsabilità politica
nei confronti della comunità, che deve esercitare per mantenere
l’ordine.
E’
quindi ovvio che non sia il classico personaggio amato dal pubblico e
si perda di fronte alla grandezza di Antigone.
Creonte
ha un ruolo rilevante nell’elaborazione dell’autore Félix
Morisseau-Leroy, scrittore haitiano, nel 1953 (periodo storico
turbinoso e sanguinoso della storia di Haiti, primo stato nero
indipendente).
Egli
pubblicò l’
Antigòn
an Kreyòl,
seguita pochi anni dopo da Re
Creonte, Wa Kreon.
Le due tragedie sono scritte in creolo, lingua franca-africana degli
schiavi neri e dei loro padroni bianchi, una sorta di distorsione di
varie lingue, che si è tramutata nel linguaggio popolare.
Nell’Antigone
I
nomi dei personaggi sono uguali a quelli della tragedia greca ma
l’ambiente è differente: Tebe è sostituita da un villaggio dei
Caraibi, mentre la vicenda è analoga.
Il
ruolo tradizionale del Nunzio è assunto dal narratore che raccontava
agli schiavi le storie e le tradizioni del loro mondo perduto,
salvandolo dall'oblio e trapiantandolo in un mondo diverso.
Differenti
sono gli dei: non sono le divinità dell’olimpo greco ma quelle del
Vodù.
Questo
mondo divino differente fa sì che l’Antigone creola non sia una
vera e propria tragedia. Non perché non ci sia colpa, ma perché non
vi è sostanzialmente la morte, di conseguenza la colpa perde gran
parte del suo peso.
Ciò
accade poiché nel mondo Vodù la morte non è percepita come fine
della vita terrena, come una sorta di negazione, privazione.
I
vivi e i morti convivono familiarmente, interagiscono tra loro nel
bene e nel male, quindi i morti non sono né spariti né assenti.
Antigone e l'amato Emone, dopo l'esecuzione dell'una e il suicido
dell'altro, vivono in una sorta di ebbrezza felice; di conseguenza
una tragedia che finisce in qualcosa di simile alla felicità non può
essere definita tale.
Differente
è
Il Re Creonte,
dal punto di vista poetico inferiore al precedente più moderna
(Creonte uccide i veri o presunti nemici a colpi di pistola).
Nelle
varie rielaborazioni della tragedia greca è compreso per le sue
motivazioni ma non è mai vero protagonista tragico, una figura
complessa, devastata interiormente.
Il
dramma comincia con il risveglio di Creonte, un oblio cercato in un
coma profondo. Egli ha dormito a lungo per la morte non voluta di
Antigone pur dipendente dalle sue azioni, nel tentativo di soffocare
il disagio, il rimorso, l’infelicità.
Creonte
non fa più i conti con la realtà, vive la sua esistenza, spesso
oscura, e intorno a lui la corte è intrisa di intrighi, sospetti,
tradimenti e delitti.
In
questo dramma, come in quello precedente è presente Tiresia, come
simbolo dell’inutilità di prevedere il futuro, che strazia e
schiaccia qualsiasi individuo che lo conosca o che lo ignori.
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