lunedì 8 maggio 2017

LA TRAGEDIA DI ANTIGONE NEI SECOLI

Il personaggio di Antigone può essere paragonato a quello di Ulisse: esso attraversa la storia nelle più diverse letterature che riprendono la sua storia.
Antigone, ancora oggi, è presente tutte le volte in cui il conflitto fra dovere e ribellione, legge morale, valori assoluti e responsabilità politica divampa con bruciante violenza e attualità.

Le storia di Antigone è una tragedia (ossia non solo una storia in cui permane immenso dolore, ma la narrazione di un conflitto nel quale non si può agire senza essere, in un modo o nell’altro, colpevoli).
Questo conflitto è rappresentato dallo scontro tra valori “caldi” (l’affetto, l’amore, la passione, l’amicizia), quelli di Antigone, per i quali ci si commuove, e i valori “freddi” (della legge, della democrazia, della politica) quelli di Creonte.
Spesso ci si dimentica che proprio i valori così definiti “freddi” ci permettono di coltivare quelli “caldi”, poiché senza le gelide norme di leggi, il mondo sarebbe preda della violenza del più forte, dell'ingiustizia senza freni, della disuguaglianza più grande.

Creonte nella tragedia infatti non è rappresentato come un dittatore assetato di potere, stratega e non tiranno. Nelle numerose rielaborazioni dell’età(….) sarebbe disposto addirittura a far fuggire di nascosto Antigone.
Egli non si preoccupa dei valori morali, ma della responsabilità politica nei confronti della comunità, che deve esercitare per mantenere l’ordine.
E’ quindi ovvio che non sia il classico personaggio amato dal pubblico e si perda di fronte alla grandezza di Antigone.



Creonte ha un ruolo rilevante nell’elaborazione dell’autore Félix Morisseau-Leroy, scrittore haitiano, nel 1953 (periodo storico turbinoso e sanguinoso della storia di Haiti, primo stato nero indipendente).
Egli pubblicò l’ Antigòn an Kreyòl, seguita pochi anni dopo da Re Creonte, Wa Kreon. Le due tragedie sono scritte in creolo, lingua franca-africana degli schiavi neri e dei loro padroni bianchi, una sorta di distorsione di varie lingue, che si è tramutata nel linguaggio popolare.

Nell’Antigone I nomi dei personaggi sono uguali a quelli della tragedia greca ma l’ambiente è differente: Tebe è sostituita da un villaggio dei Caraibi, mentre la vicenda è analoga.
Il ruolo tradizionale del Nunzio è assunto dal narratore che raccontava agli schiavi le storie e le tradizioni del loro mondo perduto, salvandolo dall'oblio e trapiantandolo in un mondo diverso.
Differenti sono gli dei: non sono le divinità dell’olimpo greco ma quelle del Vodù.
Questo mondo divino differente fa sì che l’Antigone creola non sia una vera e propria tragedia. Non perché non ci sia colpa, ma perché non vi è sostanzialmente la morte, di conseguenza la colpa perde gran parte del suo peso.
Ciò accade poiché nel mondo Vodù la morte non è percepita come fine della vita terrena, come una sorta di negazione, privazione.
I vivi e i morti convivono familiarmente, interagiscono tra loro nel bene e nel male, quindi i morti non sono né spariti né assenti. Antigone e l'amato Emone, dopo l'esecuzione dell'una e il suicido dell'altro, vivono in una sorta di ebbrezza felice; di conseguenza una tragedia che finisce in qualcosa di simile alla felicità non può essere definita tale.


Differente è Il Re Creonte, dal punto di vista poetico inferiore al precedente più moderna (Creonte uccide i veri o presunti nemici a colpi di pistola).
Nelle varie rielaborazioni della tragedia greca è compreso per le sue motivazioni ma non è mai vero protagonista tragico, una figura complessa, devastata interiormente.
Il dramma comincia con il risveglio di Creonte, un oblio cercato in un coma profondo. Egli ha dormito a lungo per la morte non voluta di Antigone pur dipendente dalle sue azioni, nel tentativo di soffocare il disagio, il rimorso, l’infelicità.
Creonte non fa più i conti con la realtà, vive la sua esistenza, spesso oscura, e intorno a lui la corte è intrisa di intrighi, sospetti, tradimenti e delitti.

In questo dramma, come in quello precedente è presente Tiresia, come simbolo dell’inutilità di prevedere il futuro, che strazia e schiaccia qualsiasi individuo che lo conosca o che lo ignori.

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