giovedì 4 maggio 2017

Monete nell'antica Grecia

Le monete dell'antica grecia sono considerate le più belle e di maggiore contenuto artistico tra tutte quelle prodotte dall'introduzione della moneta stessa. Esse sono inoltre caratterizzate da un elevato rilievo delle immagini raffigurate, spesso frutto del lavoro di grandi artisti.

La monetazione d’argento di Egina con la sua tartaruga, marina poi terrestre, è sicuramente la prima apparsa nella terra greca per stile e tecnica (attualmente si ritiene che sorse dopo le prime emissioni in elettro della Lidia).
Per l’intensa attività mercantile degli egineti, questa moneta ebbe larga diffusione e il suo standard ponderale fu imitato da altre città della Grecia, di Creta, dell’Asia Minore.

Con la monetazione ionica presenta qualche somiglianza tipologica la prima produzione di Atene, le cosiddette Wappenmünzen o monete araldiche, le didramme, che avevano tutte il medesimo quadrato incuso sul rovescio, ma una varietà di immagini sull’altra faccia. Emesse per qualche decennio, a partire dal 560 ca. a.C., queste serie sembra fossero destinate a un utilizzo locale, come fanno supporre la ristretta area di circolazione e l’assenza del nome della città.

Intorno all’ultimo quarto del 6° sec. le Wappenmünzen furono sostituite da una nuova monetazione che, pur avendo in comune con quelle il sistema ponderale, si basava su un nominale doppio delle Wappenmünzen, cioè un pezzo da 4 dracme (tetradracma), e si qualificava subito come ateniese attraverso le immagini: la testa con elmo di Atena su una faccia e la civetta, uccello sacro ad Atena, sull’altra.
Questa coniazione, destinata a diventare la più importante del mondo antico, segnò un passo avanti nella produzione monetale anche sotto il profilo artistico: l’introduzione della doppia immagine, attraverso la sostituzione della rozza partizione del quadrato incuso con la civetta, si accompagnò a un notevole livello di resa stilistica.
Progettate come strumento per i traffici internazionali, le tetradracme, battute in quantità consistenti, si diffusero rapidamente raggiungendo la Sicilia, l’Egeo e altre regioni lontane. La tipologia rimase costante nel tempo e la moneta fu comunemente indicata col nome di civetta.

La moneta di Corinto cominciò a circolare intorno al 570-560 a.C. e fu fin dall’inizio larga e sottile (diversamente da quelle spesse e globulari delle altre zecche). Essa raffigurava su una faccia un Pegaso, in riferimento al racconto mitologico che collega a Corinto il cavallo alato, e sul rovescio un quadrato incuso scomposto in triangoli, poi sostituito dalla testa con elmo di Atena.
In rapporto col particolarismo dell’organizzazione politica, numerose altre zecche furono attive nel mondo greco, ciascuna con proprie immagini e un proprio sistema monetale, legato ai valori ponderali di base e ai modi di frazionamento ora dell’una ora dell’altra polis.

Le colonie greche dell’Italia meridionale e della Sicilia si aprirono all’uso e alla produzione di moneta negli ultimi decenni del 6° sec., adeguandosi ai modi della madrepatria nella scelta del metallo e nel taglio dei nominali.
Nella Sicilia greca le prime città ad aprire una zecca furono Nasso, Zancle, Imera, Selinunte, che scelsero ciascuna una propria tecnica, con tipologia e, talvolta, metrologia diverse; seguirono Gela, Siracusa, Agrigento.
Il 5° sec. segna l’acme nella produzione monetale in Sicilia, in termini di volume e di livello artistico, in concomitanza con la posizione di prestigio assunta dai tiranni locali, soprattutto a Siracusa e Agrigento. Di particolare pregio la moneta siracusana, con le immagini della quadriga sul dritto e della testa femminile (la ninfa Aretusa) sul rovescio.

Un fenomeno analogo di diffusione su vasta scala di una specie monetale si ripeté durante l’ellenismo con le serie di Filippo di Macedonia e più ancora di Alessandro Magno.
Questi (336-323 a.C.) modellò la propria monetazione trimetallica sul sistema ponderale e monetale attico, facendola diventare il circolante unico all’interno del vasto impero. Le numerose zecche, impiantate via via nei territori di nuova accessione, coniavano tutte (in Grecia e Asia Minore, a Cipro, in Siria e Fenicia, in Egitto e Babilonia) le medesime monete, uguali nel metallo, nel peso, nel nominale, nelle raffigurazioni del pantheon ellenico (Atena, Zeus, Eracle), e con il nome di Alessandro: con il superamento del particolarismo politico era superato anche quello monetale greco.

Il ritratto comparve sulle monete con i successori di Alessandro che, dopo la spartizione dell’impero, apposero la propria immagine sulle nuove emissioni, a cominciare da Tolomeo in Egitto e Seleuco Nicatore in Asia. Era così introdotta definitivamente una sostanziale innovazione: la rappresentazione di un personaggio vivente, prima d’allora vietata sulla moneta greca.


Tre periodi
La storia delle monete greche antiche può essere suddivisa in tre periodi: il periodo arcaico, quello classico e quello ellenistico. Il periodo arcaico inizia con l'introduzione della moneta nel mondo greco (ca. 600 a.C.) fino alle guerre persiane (ca 480a.C). Poi inizia il periodo classico, che termina con le conquiste di Alessandro Magno (ca.330 a.C., quando ha inizio il periodo ellenistico che arriva fino all'assorbimento da parte dell'Impero Romano del mondo greco nel I sec.a.C.). Molte città greche continuarono a produrre le loro monete per molti secoli anche durante l'Impero romano.


Tecniche di produzione
Tutte le monete greche erano battute al martello. Il disegno del dritto e quello del rovescio erano incisi (al contrario) in blocchi di ferro detti conii. Un dischetto (tondello) d'oro o d'argento, riscaldato per renderlo malleabile, era sistemato tra questi due blocchi. Il conio superiore veniva colpito con forza con un martello ed imprimeva così l'immagine su entrambe le facce della moneta. Questa tecnica era abbastanza rozza e produceva quindi un'elevata quantità di insuccessi, cosicché l'alto standard tecnico raggiunto dalle migliori monete – la perfetta centratura dell'immagine sul disco metallico, la corretta distribuzione del rilievo su tutta la moneta, la nitidezza del bordo – è una testimonianza del perfezionismo dei Greci.

Sistema monetario
L'unità fondamentale del sistema monetario era l'obolo.
Il nome dracma deriva dal verbo δράττω (afferrare). Inizialmente una dracma era pugno di sei oboli, spiedi di metallo utilizzati come valuta fin dal 1100 a.C..
La dracma (in greco moderno Δραχμή pl. Δραχμές), il nome della moneta nel mondo antico, è stato ripreso in Grecia dopo il 1832 per indicare la valuta rimasta in uso fino all'introduzione dell'euro.



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